venerdì 30 dicembre 2011

Al signor Presidente del Consiglio dei Ministri Senatore Mario Monti


Fra i problemi insoluti che ha ricevuto in eredità dai Governi che l’hanno preceduta c’è la decisione se acquistare o no dalla Lockheed Martin Aeronautics 131 Joint Strike Fighter 135. Costo della operazione 30.000.000.000.000 delle vecchie lire (sempre che il costo non sia aumentato).
Lei è stato chiamato a presiedere il Governo in un momento in cui il Paese deve affrontare – per risolverli – grandi ed indilazionabili problemi: rilanciare lo sviluppo economico, dare una speranza di futuro e di dignità (lavoro) a milioni di giovani e di donne e a quella schiera sempre crescente di padri di famiglia espulsi, non per colpa loro, dal processo produttivo, abbattere il debito pubblico e riequilibrare i conti: garantendo a tutti i cittadini una condizione di vita dignitosa.
Spendere quella enorme somma per acquistare 131 F 35 significherebbe andare nella direzione opposta. Significherebbe non lavorare per uscire dalla crisi ma aggravarla  ulteriormente.
E poi, perchè?
Perchè comprare 131  F 35 che, come Lei sa, sono cacciabombardieri - attrezzati anche con armi nucleari - da impiegare  “a supporto ravvicinato alle forze di terra in teatri altamente sensibili come quelli urbani.”  e che servirebbero, quindi, unicamente  per andare ad ammazzare persone inermi ed innocenti ed a distruggere case, ospedali, scuole, fabbriche?
No, signor Presidente, nel momento in cui si chiedono ai cittadini sacrifici da “lacrime e sangue” questa sarebbe una scelta socialmente e civilmente incomprensibile ed inaccettabile.
Quei 30.000.000.000.000 se investiti nella ricerca scientifica, nella scuola, nella università, in progetti di sistemazione idrogeologica in un Paese in cui basta che piova perché si determinino frane, crolli, morti, possono essere un contributo  a rendere “possibile” la riuscita di quel compito immane che il Paese ha dinnanzi.  Non certo se utilizzati per acquistare 131 F 35.
Per queste ragioni e con la convinzione che la Pace sia un valore assoluto e che senza Pace non può
esservi progresso, chiediamo che il Governo assuma formale decisione di non acquistare gli F 35

venerdì 16 dicembre 2011

E' iniziata la raccolta firme contro gli armamenti. Cerca il banchetto SEL e firma anche tu

Bentornato, Francesco!

Emergency
Francesco Azzarà

Francesco è libero!


Oggi alle ore 16 abbiamo avuto conferma ufficiale che Francesco Azzarà è tornato a essere un uomo libero.
Francesco era stato rapito il 14 agosto scorso a Nyala, in Darfur, dove lavorava presso il Centro pediatrico di Emergency.

Per noi di Emergency è un giorno di festa. Vogliamo condividerlo con Francesco, con la sua famiglia che per 124 giorni ha dimostrato grande forza e fiducia nel nostro operato e nel lavoro delle autorità sudanesi impegnate per la sua liberazione e con tutti coloro - privati cittadini e istituzioni - che in questo lungo periodo hanno manifestato la loro solidarietà a Francesco Azzarà, alla sua famiglia e a Emergency.

Emergency desidera ringraziare le autorità sudanesi per la costante collaborazione.

In questo momento di sollievo, il pensiero di tutti noi di Emergency va alle tante persone - italiane e non - ancora ostaggio dei loro rapitori.

giovedì 15 dicembre 2011

Il razzismo dell'ignoranza

Vi proponiamo un bell'articolo di Angela Vitaliano su quanto triste è diventato questo nostro Stivale.
da "il Fatto Quotidiano" del 15 Dicembre 2011

“Non c’è razzismo vero, ma non ci sono più valori umani. Nessuno ti saluta quando esci di casa”.

Da ieri cercavo dentro di me una risposta all’atroce carneficina di Firenze. A quegli esseri umani che sono stati brutalmente uccisi solo ed esclusivamente per il colore della loro pelle, per molti, da sempre, un peccato originale imperdonabile. Cercavo una risposta che lenisse il senso di profonda vergogna e di sconfortato dolore. E non c’è. Non importa, come dice il sindaco Renzi che Firenze non sia una città razzista. O, come possiamo dire noi, che l’Italia non sia un paese razzista. Perché lo siamo. Lo siamo per ignoranza e povertà è vero, ma lo siamo anche per arroganza e spocchia. Quell’arroganza e quella spocchia che ci fanno sentire sempre migliori di altri, superiori agli altri. E continuiamo a vivere di rendita, sull’immagine di un paese ospitale che sorride all’altro, che lo accoglie e lo sostiene. Un’immagine che Mamadou, nel dire quanto scritto in apertura di questo post, sa bene invece non esistere più perché, per tanta parte, il nostro dolente paese si è trasformato in uno stivale triste e senza la speranza del futuro.

Qualche giorno fa parlavo con una mia amica afro americana, qui a New York, che prima viveva in Georgia. Mi ha detto: “non che siano razzisti in senso stretto, ma attuano una segregazione politicamente corretta: ogni etnia per i fatti suoi, quasi ignorandosi”.

Ecco, più o meno quello che si fa in Italia. Ognuno per i fatti suoi. Silenziosamente razzisti, quando non si esplode nella follia di Torino o di Firenze. E ci si sente tanto “in pace con se stessi” se si scambia qualche parola con colui che, a prescindere da ciò che fa, chiamiamo “vu cumpra’”. Se restiamo seduti in autobus accanto ad uno di “loro”, se quando lavorano per noi gli diamo i nostri abiti smessi o se addirittura ci spingiamo a una conversazione di tanto in tanto. Ci sentiamo, insomma, in pace con noi stessi se li “accettiamo” senza accorgerci che in quel verbo c’è tutto il segno del nostro strisciante razzismo.

Vorrei un mondo in cui gli esseri umani si guardassero negli occhi e si piacessero (o dispiacessero) senza nemmeno accorgersi della loro pelle, delle loro preferenze sessuali, dei loro stupidi passaporti. E’ un sogno, lo so. E non sono nemmeno il dottor King ma almeno non vorrei sentire l’offesa di chi si difende dall’essere definito razzista.

Se solo accettassimo l’evidenza del fatto che siamo invasi dall’ignoranza, dall’assenza di valori e, per questo, dal disinteresse verso l’altro, forse potremmo guarirne.

Invece ci consoliamo dicendo “ma non siamo tutti così “. Certo che non lo siamo. Ma non siamo più la maggioranza. Ne sono dolorosamente sicura.

martedì 13 dicembre 2011

Fra non molto il professor Monti, luminare di medicina finanziaria, dirà in conferenza stampa:
" L'operazione è riuscita, ma il paziente è morto"
Indovinello : " Chi è il paziente?"
Se non siete in grado di darvi una risposta subito, pazientate qualche giorno e la risposta biblicamente "verrà a voi".

lunedì 12 dicembre 2011

Sic leones sunt!

Non si può affidare la soluzione dei problemi finanziari a coloro che questa crisi hanno generato: i professori bocconiani arrivano proprio da quel mondo della finanza che hanno giocato con le sorti dei paesi europei, come la Grecia, il Portogallo e ora l'Italia.
Sono i loro simili, lg. Mario Draghi, che hanno venduto i titoli spazzatura agli stati e ora siedono chi alla BCE, chi a capo di qualche paese europeo, e l'indovinello ha una facile risposta.
La politica ha abdicato, ma ha determinato, con ricatti, una nuova strategia di autoconservazione. Tutto questo con il placet di Napolitano, altro che Re Giorgio!
Siamo proprio sicuri che vogliamo barattare l'equità e la giustizia sociale con la sobrietà di maniera e il rigore che risulta immorale perchè chiede che questa crisi la paghi la gente onesta, i pensionati da mille euro, i giovani che non avranno sufficiente tempo per sostituire i loro genitori nel mondo del  lavoro?
Ci piacerebbe ancora una volta porre questa domanda al PD? oppure dovremo arrenderci all'idea che l'ideologia è superata in nome del potere e ...della finanza?
Meditate!

domenica 11 dicembre 2011

Le donne non piangono, se non sono d'accordo, decidono altrimenti

Per rendere piu equa una manovra iniqua

Riteniamo di condividere pienamente le chiare proposte di Antonio Di Pietro, ci domandiamo ancora quale sarà la posizione del PD: la foto di Vasto rischia di essere ormai un ricordo sbiadito

Se Monti non vuole fare orecchie da mercante deve accettare le modifiche presentate negli emendamenti dell'Italia dei Valori alla sua manovra.
Proposte di merito, per ridurre le spese militari, far pagare l'ICI agli immobili commerciali della Chiesa, ridurre gli sprechi e i costi della Casta, combattere l'evasione fiscale, riavviare lo sviluppo del Paese. Misure per rendere più equa una manovra iniqua.
Correzioni indispensabili per far sì che i costi non pesino solo sulla povera gente, sui lavoratori e sui pensionati ma vengano ripartiti proporzionalmente: chi più ha più paghi, compresi coloro che vivono dei privilegi della politica.
Non andremo da nessuna parte se non ci convinciamo che abbiamo una possibilità unica al mondo: ridurre le spese statali inutili (senza toccare il welfare) e consentire di ripartire con maggior impulso verso una nuova fase della società italiana.
E' bene che Monti ascolti le istanze dei cittadini, piuttosto che farsi tirare per la giacchetta dai Terminator ancora presenti in Parlamento. Berluscones che hanno portato il Paese alla rovina e che adesso vorrebbero terminare l'opera.
Postato da Antonio Di Pietro

sabato 10 dicembre 2011

Firma l'appello per il disarmo: www.disarmo.org

Il ricatto di Cicchitto

La decisione del governo Monti di continuare a regalare a Berlusconi le frequenze televisive purtroppo non è per niente incomprensibile.
L'altra  sera, nella trasmissione di Corrado Formigli "Piazzapulita", il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto lo ha detto molto chiaramente: “Se prende decisioni provocatorie come questa, il governo se ne va a casa”.
Già c'è da restare basiti a sentir dire che far pagare le frequenze a chi possiede le tv private è una provocazione.
Ma le cose stanno molto peggio, perché la lista delle decisioni che il Pdl considera provocazioni è bella lunga. Cicchitto, per esempio, ha detto pure che il governo provoca e perde la fiducia anche chiedendo di far pagare l'Imu alla Chiesa per i suoi immobili adibiti a scopo commerciale.
Anche la patrimoniale è una provocazione e pure una tassazione non da burletta sui capitali scudati: non se ne parla nemmeno.
Monti può anche sgolarsi dicendo che vuole lo sviluppo. Siccome però il Pdl fa da sempre l'interesse delle corporazioni, che con il loro egoismo bloccano ogni riforma liberale, non se ne farà niente. E infatti nella manovra finora non se ne parla.
Insomma ammesso e non concesso che questo governo imbocchi davvero la strada dello sviluppo e dell'equità, deve fare i conti con i ricatti, visto che si regge per metà sul voto dei berlusconiani. Questo era il motivo per cui secondo noi dell'Italia dei Valori sarebbe stato molto più saggio, oltre che più democratico, andare subito alle elezioni.
Ma siccome così non è stato possibile, la crisi incalza e il governo per ora c'è, deve almeno fare il proprio dovere nei confronti dei cittadini e dimostrare di non essere più ostaggio di Berlusconi e del Pdl. Come? Prima di tutto proprio indicendo l'asta per le frequenze tv, seguendo ciò che la maggioranza degli italiani esige, checché ne dicano Berlusconi e Cicchitto

giovedì 8 dicembre 2011

La manovra Monti

Servirà questa manovra lacrime e sangue, che penalizza gli onesti, che viene definita "salva Italia", che dovrebbe scongiurare il fallimento del paese Italia, che viene fatta dai professori della Bocconi?
Noi pensiamo che sia una tragica inutilità!
L'Italia è a rischio come lo è stata la Grecia prima di fallire: il paese ellenico è stato un laboratorio per le banche private europee.
Non ci tocca che aspettare " sommessamente e sobriamente "
Fra non molto il professor Monti ci dirà: "L'operazione è riuscita , ma il paziente è morto!"
Meditate!

2 buoni motivi per firmare contro gli F35

Prima di leggere l'articolo di Giorgio Salvetti - INVIATO A CAMERI (NOVARA), noi pensiamo che ci siano almeno  2 buoni motivi per firmare  contro gli armamenti: 
1) pensiamo che un mondo di pace non debba conoscere la parola "armi" 
2)di quei finanziamenti destinati alle armi noi , gente sensata e onesta, sapremmo fare buon uso 
reportage -
NELLA BASE DOVE SARANNO ASSEMBLATI I CACCIA F-35 UN AFFARE DI GUERRA
Cameri OSCURA
Novara non è in Abruzzo. Ecco dove lo Stato preferisce spendere 15 miliardi di euro per finanziare le industrie belliche e per infilarsi in un affare tutto americano. Alla faccia della crisi e della ricostruzione delle zone terremotate. L'opposizione, sull'attenti, risponde «Signorsì»
È la risposta definitiva? Sì. Le commissioni di camera e senato l'8 aprile scorso hanno dato parere favorevole al progetto Jsf. 15 miliardi di euro per assemblare e acquistare caccia bombardieri americani. Altro che terremotati e fondi per uscire dalla crisi. L'Italia preferisce finanziare l'industria bellica e prepararsi a bombardare paesi stranieri alla faccia dell'articolo 11 della Costituzione. L'opposizione? Non esiste. Il Pd in commissione si è limitato a non partecipare al voto e solo la senatrice Negri (Pd) ha optato per l'astensione. Contrari? Nessuno. Il Pd si agita per risparmiare qualche milione di euro e far votare il referendum lo stesso giorno delle europee, ma non dice una parola contro l'acquisto miliardario di aerei da guerra. Non c'è da stupirsi: furono propri i governi del centrosinistra a infilare l'Italia nell'affare militare più grande del secolo, e ora, cornuti e mazziati, è il centrodestra a concludere con successo la partita.

Per un pugno di dollari
Il progetto Jsf (Joint Strike Fighter) ha preso il volo nel 1996. Il costo iniziale previsto solo per sviluppare il programma era di 25 miliardi di dollari. In 12 anni la cifra è raddoppiata. Si tratta della realizzazione di circa 6000 caccia bombardieri F-35 Lightning II, velivoli supersonici, in grado di eludere l'intercettazione radar, in grado di levarsi in volo da portaerei e concepiti per bombardamenti terra-aria. Insomma perfetti per andare a bombardare paesi lontani. Gli Usa ne acquisteranno circa 2.500 entro il 2034. Gli altri saranno venduti all'estero. Solo nell'ultimo anno la spesa per i nuovi caccia è aumentata di 23 miliardi, troppi in tempo di crisi globale, tanto che la corte dei conti americana ha avanzato riserve sul progetto. Tutti questi soldi vanno dalle casse dello Stato alla Lockheed Martin di Fort Woth in Texas. Il primo F-35 è uscito dalla fabbrica nel 2006. I partner stranieri del progetto contribuiscono per 4,8 miliardi di dollari. Con percentuali diverse. L'unico partner di primo livello è la Gran Bretagna che finanzia l'operazione per il 10%. Italia e Olanda con il 5% sono partner di secondo livello. Seguono con l'1% Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca, per pochi milioni partecipano anche Israele e Singapore che saranno acquirenti privilegiati dei nuovi caccia.

Non siamo mica gli americaniNel 1996 fu il ministro della difesa del Governo Prodi, l'ex democristiano Andreatta, a far valere i propri contatti oltreoceano per inserire l'Italia nel progetto Jsf. L'Italia in cambio del proprio appoggio politico e economico avrebbe avuto commesse sostanziose per le proprie industrie militari, Alenia-Finmeccanica su tutte. E si sarebbe presa l'onere e l'onore di ospitare nell'aeroporto militare di Cameri (Novara), la linea di montaggio finale (Faco) più grande al di fuori degli Usa, in pratica uno stabilimento per l'assemblaggio delle parti del F-35. Con un indotto che coinvolge 40 siti industriali in tutto lo stivale. Solo per entrare nell'affare, l'Italia ha sborsato un miliardo di euro, 600 milioni servono per costruire il Faco a Cameri e 12,8 miliardi saranno spesi in rate da un miliardo all'anno fino al 2026 per acquistare 131 F-35 che dovrebbero sostituire i «vecchi» Tornado. I lavori a Cameri inizieranno entro la fine del 2009, lo stabilimento entrerà in funzione nel 2012, e i primi aerei dovrebbero essere pronti a decollare nel 2013. All'inizio un singolo F-35 costava 45 milioni di euro, già oggi il costo è di 91 milioni (+45%) e nei prossimi anni è destinato a decollare. La scelta italiana è stata ratificata dal parlamento nel 1998 sotto il governo D'Alema e nel 2002 con Berlusconi, si è conclusa con la firma a Washington del sottosegretario alla difesa Forcieri (Ds). Dopo il parere favorevole della commissione difesa dell'8 aprile scorso non ci sono più ostacoli.

Cameri oscuraUn vecchio aereo come monumento, un piazzale vuoto, un cancello e chilometri di filo spinato che squarciano il parco del Ticino. L'aeroporto di Cameri ha un profilo basso, nulla di appariscente, eppure occupa un'area molto vasta. A pochi chilometri c'è la caserma Babini, la seconda più grande base per superficie dell'esercito italiano, che fornisce uomini e mezzi alla vicina base Nato di Solbiate Olona sull'altra sponda del Ticino, a due passi dall'aeroporto della Malpensa. Dovrebbe essere un parco e invece è una grande zona militare. Nei boschi si possono vedere le tracce dei cingolati dei carrarmati attraversate dalle lepri. Al di là del muro dell'aeroporto si intravedono i capannoni delle industrie aeronautiche e uno stabilimento nuovo quasi terminato. Si tratta dell'edificio per la manutenzione degli Eurofighters, un altro aereo da guerra, un intercettore di progettazione europea. Quando un anno fa il primo Eurofighters è atterrato a Cameri, si è fatta festa con gli alti gradi dell'esercito. L'aeroporto ha quasi cento anni. Passò dalla cavalleria all'aeronautica ai tempi della prima guerra mondiale. Fino a 15 anni fa serviva alla manutenzione dei Tornado, poi è entrato in letargo. Ora sta per rinascere. Anche se è molto comodo darlo per morto. La popolazione locale lo va a visitare come fosse un parco per famiglie, ci vanno le scuole in gita, si fanno feste di primavera per vedere i jet, in questi giorni sono attesi i soci Coop che per 13 euro vanno a farsi un giretto nella base in tempo di pace. Eppure da Cameri sono partiti i soldati per la prima guerra del Golfo e la Taurinense diretta in Afghanistan. Nessuno sa, o vuole dire, quale sia precisamente lo stato giuridico dell'aeroporto, quanto appartenga all'Italia, quanto alla Nato, quanto ai privati. Non è chiaro neppure quante persone ci lavorano, si dice circa 2000. Con il progetto Jsf, Cameri in pochi anni compie un vero e proprio giro della morte, dallo stato di quiescenza a stazione di manutenzione degli Eurofighters, fino a base di assemblaggio degli F-35. Che ci guadagnano i cittadini di Novara e dintorni? Si è straparlato di 10 mila nuovi posti di lavoro. Ma non è così, persino l'esercito ammette che a Cameri, nel momento di massimo sviluppo, si raggiungeranno forse 600 posti di lavoro, in arrivo da fuori Novara (dall'Alenia di Napoli e Torino).

Affari di guerraAlenia Aeronautica (Finmeccanica) incasserà dallo Stato per gli F-35 722 milioni di euro, Piaggio 88 milioni, l'Oto Melara 141 milioni, la Aermacchi 11 milioni e mezzo. In tutto le ditte italiane che parteciperanno al banchetto sono 29. Un settore, quello bellico, non certo in crisi che non richiede di ulteriori aiutini miliardari dello Stato. Se nel 1995 le armi non tiravano, ora è un vero boom, la riconversione è al contrario. Le industrie belliche italiane nel 2008 hanno guadagnano 4,3 miliardi di euro (+222%) e lo stato italiano è l'ottavo al mondo per spesa in armamenti. Dunque, scarsa ricaduta occupazionale, altissime spese pubbliche e enormi incassi per i privati, per dotarsi di caccia d'attacco americani. L'Italia, in quanto partner di secondo livello, non avrà neppure accesso ai segreti tecnologici delle armi che assembla. Sarà suddita una volta di più degli Stati Uniti, tanto che francesi e tedeschi non hanno nessuna intenzione di far parte dell'operazione che scontenta anche la lobby degli intercettori Eurofigthers di costruzione europea. L'Italia ha già speso 7 miliardi di euro per questi caccia e ora già vuole gli F-35 americani. Un'operazione che lascia molti dubbi anche a militaristi nazionalisti e europei.

Meglio la paniscia?«Nouvelle cousine? No, meglio la paniscia!». Novara è tappezzata da manifesti enormi. Accanto alla scritta leghistoide (la paniscia è un minestrone tipico di Novara) c'è il faccione del presidente uscente della provincia di Novara, Sergio Vedovato (Pd). Un signore che si ricandida alla Provincia dopo aver revocato la delega alla pace all'assessore Marina Fiore (Pdci), colpevole di essersi pronunciata contro gli F-35. I vendoliani del Prc appoggiano il presidente, i ferreriani li seguono. La Cgil traccheggia, qualche singolo dice no ma le segreterie non si pronunciano: il lavoro prima di tutto, anche se è una promessa che non verrà mantenuta e anche se si producono armi micidiali. La regione della presidente Bresso (Pd) tace e acconsente, il comune di Novara a guida Lega-Pdl è entusiasta.
In questo quadro resistono due gruppi di cittadini volenterosi: l'Assemblea No-F35 e la Tavola per la pace che ha incassato l'appoggio del mondo cattolico illuminato, ma ha man mano perso gli interlocutori politici. Nella precedente legislatura aveva raccolto cento firme di parlamentari contrari, ora non ha ricevuto alcuna risposta: non c'è più nessuno disposto a guidare una delegazione che ispezioni l'aeroporto. E i novaresi? Non siamo a Vicenza, l'aeroporto di Cameri non sconvolge il panorama ed è ben integrato, non siamo di fronte a un protesta locale a difesa del proprio territorio (nimbi), è una protesta sanamente antimilitarista. E forse per questo non è ancora decollata. Il 30 maggio a Novara si terrà una manifestazione nazionale, le adesioni sono già numerose. Speriamo che il no agli F-35 prenda il volo.

mercoledì 7 dicembre 2011

Santa ICI, ora pro nobis

"I comuni possono pretendere subito il contributo del Vaticano"
La posizione della Cassazione è chiara: le amministrazioni locali non devono attendere una nuova legge per bussare alle casse della Chiesa, per ora esclusa dal pagamento dalla nuova manovra. Il cardinal Bertone: un problema da studiare
Far pagare l’Ici agli immobili commerciali proprietà di enti ecclesiastici? “È una questione che non ci siamo posti”, ha risposto Mario Monti alla stampa estera. La beata dimenticanza del governo non attenua però l’insostenibilità della situazione, aggravata dal fatto che, proprio mentre non si poneva la questione dei beni con cui la Chiesa genera reddito per sé e le sue mille articolazioni, l’esecutivo tartassava la prima casa degli italiani per un ammontare di 3, 8 miliardi di euro l’anno.

”L’Ici è un problema da studiare e approfondire, però la Chiesa fa la sua parte a sostegno alle fasce più deboli”, ha detto ieri il cardinale Tarcisio Bertone. Il fatto è che questa esenzione non è solo palesemente ingiusta, ma pure contraria all’articolo 108 del Trattato europeo: lo ha stabilito, da ultimo, una sentenza della Corte di cassazione (la 16728 / 2010), anche alla luce del fatto che le norme comunitarie hanno rilievo costituzionale. Cosa significa? A stare ad autorevoli esperti una cosa molto semplice: la Suprema Corte ha stabilito che l’esenzione Ici per gli immobili ecclesiastici che siano usati, anche in parte, per attività di impresa costituisce un aiuto di Stato illegale e quindi i Comuni non devono applicarlo. Insomma, i sindaci volendo potrebbero richiedere il pagamento del maltolto fin da ora.

Conviene fare un piccolo passo indietro. La Chiesa, l’Ici, non l’ha pagata mai: quando il governo Amato introdusse l’imposta, nel 1992, esentò gli immobili degli enti ecclesiastici. Nel 2004, però, successe l’imponderabile: la Consulta bocciò la norma e il governo Berlusconi fu costretto a reintrodurre l’esenzione in tutta fretta. Anche lì la faccenda si complicò: la Ue mise sotto indagine l’Italia (e anche la Spagna per le agevolazioni Iva) per aiuto di Stato e il nuovo governo (Prodi), modificò di nuovo la legge sostenendo che l’imposta fosse dovuta, tranne che per quegli edifici a carattere non “esclusivamente” commerciale. Su quell’avverbio si conduce tutta la battaglia. Che vuol dire? Nessuno lo sa e così l’albergo delle Brigidine a piazza Farnese, centro di Roma, non paga l’Ici e solo metà dell’Ires.

Finito? Macché. La Commissione europea, dopo un ricorso dei Radicali, ha aperto una nuova indagine, il cui esito è ancora sospeso: i funzionari, dice una fonte, hanno già finito il lavoro, che è sfavorevole agli interessi d’Oltretevere, ma la pronuncia ufficiale della Commissione è bloccata “dalle pressioni politiche provenienti dall’Italia”. Non ci si deve stupire: quando l’Ue impose alla Spagna di cancellare le agevolazioni Iva alla Chiesa, il mangiapreti Zapatero si oppose per due anni per poi, quando fu costretto, aumentare la contribuzione diretta dal 4 all’ 8 per mille. In attesa dell’Europa, però, c’è la Cassazione: spiegano i giudici di legittimità che gli aiuti dello Stato – che non siano preventivamente comunicati alla Commissione Ue e da questa approvati – nei confronti di chiunque offra beni e servizi sul mercato vanno considerati illegali, anche se il fattaccio avviene in edifici parzialmente adibiti a luogo di culto (è il problema dell’avverbio “esclusivamente”).

I sindaci dovrebbero dunque chiedere il pagamento dell’Ici agli enti ecclesiastici e i giudici dargli ragione in caso di ricorso. Purtroppo non è così: il comune di Verbania, per dire, lo ha fatto e, dopo aver ottenuto il via libera dalla commissione tributaria provinciale, s’è visto dare torto da quella regionale, sempre per via dell’avverbio. Difficoltà confermata dal presidente dell’Anci Graziano Delrio: “Noi non abbiamo la possibilità di interpretare quali immobili siano palesemente commerciali e quali no: saremmo anche felici di farlo visto che continuano a tagliarci i finanziamenti, ma tanto poi le commissioni tributarie ci fermano…”. E così i Comuni si perdono un bel gettito: a Quartu hanno fatto i conti e scoperto che gli mancano 148 mila euro l’anno. In generale, tra Ici e Ires, si stima che l’erosione del gettito potrebbe arrivare a 1, 5 miliardi, un po ’ troppo per chi contesta la non equità della manovra. D’altronde, nemmeno i sindacati pagano l’Ici.

da Il Fatto Quotidiano del 7 dicembre 2011
SEL ha deciso di iniziare da questo fine settimana un capillare lavoro di informazione sui contenuti della manovra economica del governo Monti e sulle controproposte che avanziamo. Controproposte tese non a migliorare ma a modificare radicalmente un concentrato di iniquità sociali che nulla hanno da invidiare alle manovre proposte ancora nella scorsa estate dal governo Berlusconi.

Con grande senso di responsabilità abbiamo evitato di esprimere giudizi preventivi sulle opzioni programmatiche illustrate da Monti, scontando anche malumori tra molti militanti che da subito avrebbero voluto una posizione di chiara contrapposizione. Riteniamo che tale scelta sia stata corretta e lungimirante e che oggi ci consente di esprimere una contrarietà non aprioristica. L’equità o il suo contrario non si misurano da chi fa le proposte ma dai contenuti materiali delle stesse.

Noi non ravvisiamo grande equità in una manovra che incide in modo pesante solo su una parte della popolazione. L’elevazione della età pensionabile, il taglio ai rendimenti pensionistici con l’estensione per tutti del sistema contributivo, la non rivalutazione delle pensioni che superano di poco i 900 euro, l’aumento della tassazione indiretta anche sui generi di prima necessità, l’ulteriore taglio alla spesa sanitaria da compensarsi con l’aumento dell’IRPEF regionale, la rivalutazione catastale degli immobili applicata in modo eguale ai mini appartamenti e ai grandi patrimoni immobiliari, l’ennesimo taglio alla finanza locale – con la conseguente riduzione dei servizi erogati dai comuni, non sono certo leniti dalle lacrime della ministra Fornero.

Chi per l’ennesima volta non sarà chiamato a risanare l’economia del paese è quella parte consistente della popolazione che, pur in una fase di recessione economica, ha visto crescere in modo esponenziale la sua ricchezza. Nessuna traccia di tassazione sui patrimoni e men che meno sulle rendite finanziarie, l’una tantum del 1% sui capitali che hanno usufruito dello scudo fiscale, mantenimento delle esenzioni ICI per i soggetti sinora esentati, nessun intervento di riduzione delle spese militari, nessun accenno alla rimozione dei provvedimenti adottati dal governo Berlusconi, compreso quello relativo ai licenziamenti facili, un silenzio complice e connivente nei confronti di un gruppo industriale come la FIAT che sta smantellando le regole fondamentali della rappresentanza democratica dei lavoratori (oltre che il loro diritto ad avere un contratto nazionale) sono la misura della iniquità sociale della manovra Monti.
Utilizzando le parole della Segretaria della CGIL Camusso questa manovra “risana il paese ma uccide le persone”.

martedì 6 dicembre 2011

Forse la Fornero piangeva per la vergogna!

Monti in televisione: “Sulla manovra gli italiani capiranno”
“Ho invitato tutti a considerare che questa operazione di rigore, equità e crescita chiedeva sacrifici. Ma l’alternativa non era quella di andare avanti come niente fosse, ma quella di correre il rischio che lo Stato non potesse pagare stipendi e pensioni”: parola di Mario Monti che, ospite di Porta a Porta, ha esordito così per spiegare la manovra finanziaria. Il presidente del Consiglio, inoltre, ha fatto il punto sulle reazioni del Paese. ”In passato ci sono stati scioperi, anche generali, per molto meno. Francamente capisco la reazione ma invito anche tutti a pensare cosa sarebbe accaduto al lavoro e alle pensioni senza questo intervento” ha detto il premier, riferendosi alle proteste annunciate dai sindacati. “Con i mezzi che ci erano dati – ha aggiunto – abbiamo comunque fatto molta più redistribuzione di quanto non si sia mai fatto. Gli italiani capiranno e noi spiegheremo le nostre decisioni”.
 
Ma di quali italiani sta parlando? del 10% della popolazione che detiene il 50% delle ricchezze? Quelli capiranno benissimo!
Per una manovra così, bastava Berlusconi con coraggio: la morale è che il lavoro sporco lo sta facendo Monti e il suo governo e che noi non avremo più bisogno dei politici, che si sono fatti scippare il ruolo istituzionale...e allora aboliamo totalmente la loro persenza e i loro benefits!

domenica 4 dicembre 2011

ore 20:17: è l'ora della medicina "Montilax"

E' arrivata l'ora della superstangata: il Premier parla finalmente agli Italiani dopo aver avuto il placet dalla Germania

giovedì 1 dicembre 2011

Il bel tacer non fu mai scritto

La nuova parola d'ordine è sobrietà  e in nome di questa condizione ritrovata dopo anni di vergogna e irresponsabilità, sembra che non possiamo più dire nulla sui provvedimenti che prenderà il governo Monti.
In nome di questa condizione mentale ritrovata, che farà il PD? Pagheranno sempre gli stessi, quelli che hanno lavorato 40 anni e dovranno lavorare ancora? oppure quelli che hanno sempre contribuito al benessere di questo povero paese, pagando tasse e imposte senza batter ciglio, pancia a terra e capo chino? oppure coloro che hanno onestamente condotto una vita eticamente e civilmente corretta?
Non è sufficiente solo  dire sobrietà e equità come un mantra: bisogna bonificare! Con il silenzio del governo sui provvedimenti che peseranno sui soliti noti, ci hanno zittiti tutti.
Quindi a chi osa alzare la testa , "silenzio , non disturbate la finanza!"

Scusate il silenzio! abbiamo il timore che il peggio debba ancora arrivare.

Cari tecnici, questa
è una guerra
Un gelido, ma salutare bagno di realismo. Ecco cosa rappresentano i blitz antimafia e anticorruzione di Milano e Brescia, con il corollario di politici calabresi e lombardi ladri, di magistrati collusi e di rifiuti tossici utilizzati per pavimentare le nuove autostrade della cosiddetta Padania. Da Nord a Sud, un pezzo importante del Paese è marcio. E, di fatto, è quello che è al potere quasi ovunque, dai partiti agli ordini professionali, dalle pubbliche amministrazioni alle società controllate dallo Stato.

Pensare che con le dimissioni di Silvio Berlusconi, il peggior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, l’Italia si sia finalmente avviata sulla strada del risanamento, è da ingenui. Questa era e resta Gomorra. La corruzione continua a costare ai contribuenti 80 miliardi l’anno, le mafie continuano a fatturarne almeno 150. Il nuovo governo dei professori, se davvero vorrà tenere fede alle promesse “rigore ed equità” del premier Mario Monti (al quale, fino a prova contraria, crediamo), dovrà passare anche da qui. Istituendo la confisca obbligatoria dei beni dei corrotti, il monitoraggio dei patrimoni dei dipendenti pubblici, facendo finalmente ratificare le convenzioni internazionali sul traffico d’influenze: il reato, non ancora previsto dal codice, che più spesso commette la nostra classe dirigente mettendosi al servizio di imprese e/o cosche.

Proprio ieri, tra i nomi dei tanti politici milanesi in rapporti con il clan Lampada, dalle carte ne è saltato fuori uno noto alle cronache: un ex assessore provinciale assolto appena 15 giorni fa, su richiesta del pm, proprio perché la legge non permetteva di punire le sue relazioni con gli Strangio. Monti però dovrà fare anche di più e di meglio. Dovrà spingere alle dimissioni il suo neo-sottosegretario alla Difesa, l’ex manager del gruppo Ligresti Filippo Milone. Un condannato per reati contro la Pubblica amministrazione nell’esecutivo che deve cercare di salvare il Paese non è solo un esempio sbagliato. È un insulto agli italiani. Che nella loro maggioranza, ricordiamocelo tutti, restano onesti. E l’equità non la pretendono: la meritano.

Il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2011