venerdì 29 aprile 2011

NICHI A NOVARA

                                    NICHI VENDOLA A NOVARA

            l'11   MAGGIO 2011 ALLE ORE 21:30 IN PIAZZA PUCCINI

                                  PER UNA NOVARA MIGLIORE

mercoledì 27 aprile 2011

Uniforme


26 aprile 2011 - L'opinione di... Renato Sacco -
Mi ha molto colpito vedere il presidente della Camera, il 25 aprile, vestito con una mimetica militare. Era in Afghanistan a salutare i nostri soldati. Mi fermo solo all’aspetto “estetico” (che poi non è così solo estetico). Perché il presidente della Camera, uomo politico, deve vestire la mimetica militare? Che bisogno c’è? Non voglio parlare della persona di Fini, delle polemiche partitiche o di governo, né della presenza militare in Afghanistan. Solo sottolineare la “mentalità”, la “cultura militare”, che passa anche da questi modi di vestire, apparentemente insignificanti. Si dirà che è stato un modo per condividere da vicino la situazione dei nostri militari. Va bene! Ma era necessario vestirsi di tutto punto come loro? Non bastava anche solo un piccolo segno? Perchè uniformarsi così tanto (l’abito militare si chiama appunto ‘uniforme’, perché cancella ogni differenza). E così la politica si uniforma al militare? Non sarebbe più “normale”che il politico facesse il politico? Altrimenti in un incontro con i chirurghi dovrà indossare il camice verde, la mascherina e i guanti? O con i calciatori, non solo la maglia ma anche i pantaloncini corti? E se dovesse incontrare la nazionale di nuoto? E se il presidente della Camera fosse una donna? Costume intero o due pezzi? Non parliamo di un eventuale incontro in una spiaggia di nudisti. La metto sul ridere, ma credo sia un problema serio, di mentalità a cui ci stiamo abituando. A partire dall’abbigliamento. Abbondano nei vari negozi giubbotti e pantaloni mimetici. Anche la biancheria intima (l’ho vista in qualche vetrina), con una pistola vera, infilata negli slip mimetici indossati dal manichino. Come se fosse normale. Ma potremmo analizzare anche diversi spot pubblicitari ispirati al militare. E non è difficile vedere bambini vestiti con abiti mimetici, forse si sentono più uomini, per l’orgoglio dei loro genitori, che magari li vestono così sotto la tonacella anche il giorno della prima comunione e magari al pomeriggio portano il bambino in qualche fiera (a maggio abbondano) a visitare lo stand dell’esercito e così possono anche fare le foto su un carro armato o su un Tornado... vero. Che male c’è? La guerra diventa così una cosa normale, per i politici e per la gente comune. Fa parte della vita quotidiana, a partire dall’abbigliamento. Il gioco è fatto. E a questo non è più solo l’abito ad essere uniforme ma il modo di pensare, la mentalità: in fondo la guerra è un mestiere come un altro...

venerdì 22 aprile 2011


Referendum, a rischio anche quello sull'acqua
Romani: "Meglio approfondimento legislativo"

Dopo quella sul nucleare, l'esecutivo vorrebbe vanificare anche la consultazione sulla privatizzazione delle risorse idriche. Il ministro delle Sviluppo economico prospetta un intervento ad hoc. Rivolta dell'opposizione

di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA
 - Dopo il nucleare l'acqua. Il governo apre alla possibilità di un secondo intervento legislativo ad hoc, per bloccare sul filo del traguardo anche il referendum sulla privatizzazione delle risorse idriche. Lo ha detto chiaramente il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani a Radio Anch'io: "Su questo tema, di grande rilevanza, sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo". Sulla stessa lunghezza d'onda si era già espresso il sottosegretario Stefano Saglia.


La sortita di Romani è servita a raccogliere le sollecitazioni venute da Roberto Bazzano, presidente di Federutility, la federazione che riunisce i gestori degli acquedotti ("Chiediamoci seriamente se non sia il caso di evitare un referendum che ha sempre più un taglio puramente ideologico"). Ma ha suscitato le proteste del Comitato referendario e dell'opposizione.


"E' un colpo di mano, si vuole togliere la voce ai cittadini: evidentemente c'è chi ritiene che le consultazioni popolari sui temi concreti facciano saltare le decisioni prese da pochi nell'interesse di pochi", accusa il presidente del Wwf, Stefano Leoni.


Per i comitati che hanno raccolto un milione e 400 mila firme a sostegno del referendum si tratta di uno scippo. "Prima hanno buttato dalla finestra 350 milioni di euro pur di evitare l'accorpamento con le amministrative", ricorda Luca Martinelli, del Comitato promotore referendario. "Adesso provano a togliere di mezzo altri due quesiti, in modo da lasciare solo quello 

sul legittimo impedimento, su cui non sembra che il Parlamento intenda modificare il quadro legislativo"

Secondo i promotori del referendum sull'acqua, l'abrogazione di una parte della legge Ronchi non basterebbe però a bloccare entrambi i quesiti perché uno dei due fa riferimento a un quadro di privatizzazione che ha cominciato a delinearsi con la legge Galli del 1994.

"E' in atto un secondo tentativo di truffa", accusa il leader dei Verdi Angelo Bonelli. "Sul nucleare il governo ha già cancellato le norme su cui poggiano i quesiti referendari dicendo esplicitamente che valuterà se reinserirle in un secondo tempo con modifiche trascurabili. Significa prendere in giro gli italiani e violare la Costituzione che assegna ai cittadini la possibilità di esprimersi direttamente attraverso i referendum".

"E' l'ennesimo tentativo di scardinare le basi della nostra democrazia, ma la parola ora passerà alla Corte di Cassazione", aggiunge Valerio Calzolaio, coordinatore del Forum Sel sui beni comuni. "E va ricordato che abbiamo un sistema legislativo che offre una serie di paletti a protezione del voto popolare. Una volta avviato il processo referendario un'abrogazione delle norme, o attraverso le urne o attraverso un preventivo intervento normativo, ha effetti giuridici abrogativi che durano cinque anni".
(22 aprile 2011)
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mercoledì 20 aprile 2011

" Meno male che l'Europa c'è..."

Deciso stop della Ue alle politiche del governo Berlusconi sulle rinnovabili. L'Unione europea avvisa l’Italia che il decreto Romani e le norme che si avvia a varare in settimana sono una vera e propria bomba contro il processo economico, sociale e ambientale che è partito con lo sviluppo delle energie alternative.
Con una lettera inviata dal Commissario Ue all'Energia, Oettinger al ministro dello Sviluppo Economico Romani, l’Europa dà ragione agli imprenditori e ai lavoratori del settore, mobilitati da settimane contro una norma che mette a rischio gli investimenti e l’occupazione.
Nella lettera di Oettinger si sottolinea come "le modifiche che alterano il ritorno finanziario dei progetti esistenti rischiano di violare principi generali di diritto nazionale e comunitario, ma soprattutto di compromettere la stabilità degli investimenti nel settore, con possibili ripercussioni sulla ripresa economica". Il Commissario Ue chiede a Romani che la legge di recepimento della direttiva europea per le rinnovabili sia attuata "in maniera stabile e prevedibile e di essere particolarmente cauto nel considerare misure che possano avere ripercussioni sugli investimenti già effettuati".
In sostanza, a giudizio della Ue, essendo il decreto Romani e il IV Conto energia retroattivi, rischiano di creare danni gravissimi a un settore in forte slancio.
Intanto, sul fronte della mobilitazione, SOS Rinnovabili  e i sindacati dei metalmeccanici hanno indetto una manifestazione per mercoledì 20 aprile, alla quale ha aderito anche l’Italia dei valori. “E’ grave – dicono in un comunicato il presidente del partito, Antonio Di Pietro e il responsabile welfare e lavoro Idv, Maurizio Zipponi - che questo governo continui a perseguire la strada pericolosa del nucleare, che i cittadini bocceranno attraverso il referendum promosso dall’IdV, e penalizzi invece un settore che ha creato nel nostro Paese più di duemila nuove aziende che danno lavoro a oltre 150mila persone”. “Le energie rinnovabili rappresentano il volano per il rilancio dell’economia e l’alternativa futura alle obsolete centrali nucleari e, per questo, non devono essere ignorate”, concludono.
Newsletter IDV del 20 Aprile 2011

martedì 19 aprile 2011

più del nucleare potè il quorum!

Nucleare, stop del Governo agli impianti
Per evitare il referendum e salvare B
Il 12 giugno si vota anche l'abrogazione del legittimo impedimento. La tragedia in Giappone avrebbe spinto gli italiani a votare, raggiungendo così il quorum. Un rischio troppo alto per il premier. Così oggi un emendamento cancella l'ipotesi delle centrali. Palazzo Chigi: "Nuova strategia energetica"
Il Governo blocca il progetto delle centrali nucleari, cercando di evitare il referendum previsto per il 12 giugno prossimo. C’è troppa attenzione sul tema, dopo la tragedia in Giappone. Così la maggioranza ha timore che gli italiani possano partecipare al quesito referendario per esprimere la loro contrarietà alla costruzione degli impianti sul terreno nazionale, raggiungendo il quorum. Ma soprattutto facendolo raggiungere anche al referendum che chiede di abrogare la legge sul legittimo impedimento. Vera preoccupazione del premier. La volontà della maggioranza non è quella di rinunciare alla partita nucleare ma piuttosto rimandare la questione a dopo le amministrative di maggio, che non si annunciano di certo facili. L’emendamento presentato stamani al Senato deve poi passare per la Camera e a Montecitorio sarà discusso il 20 maggio, cinque giorni dopo il primo turno delle elezioni amministrative. Stando a quanto riferiscono fonti vicine a Palazzo Chigi, dunque, il piano è solo rimandato. Poco importa se le schede per i referendum sono già state stampate.

L’esecutivo ha deciso di fermare il programma “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche”. La rinuncia a portare avanti le norme sulla realizzazione di impianti in Italia sostituisce la moratoria già prevista ed è stata inserita come emendamento all’articolo 5 del decreto legge Omnibus, che domani sarà votato in Senato. L’emendamento è stato presentato direttamente in Aula in mattinata e non era inserito nel fascicolo degli emendamenti prestampati, prevede che “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”. In una nota Palazzo Chigi ha precisato che ”con l’emendamento viene affidata al Consiglio dei ministri la definizione di una nuova Strategia energetica nazionale”, che terrà conto delle indicazioni dell’Ue.

Sarà l’ufficio centrale della Cassazione a decidere se, alla luce dell’emendamento presentato oggi dal governo, il referendum sul nucleare salterà o se la consultazione si terrà ugualmente. La Suprema Corte – spiega il presidente emerito della Corte Costituzionale Piero Alberto Capotosti - dovrà infatti stabilire se l’abrogazione delle norme sulla realizzazione di nuovi impianti nucleari sia “sufficiente nel senso richiesto dai promotori del referendum”. Nel caso in cui la Cassazione dovesse ritenere che l’emendamento del governo al decreto omnibus soddisfi solo parzialmente le richieste dei comitato promotore, la consultazione del 12 e 13 giugno si terrebbe lo stesso, anche se con un quesito “ristretto”.

Immediate le reazioni dell’opposizione. I senatori del Pd parlano di legge truffa. “Addio al referendum sul nucleare. Il governo vigliaccamente toglie la parola agli elettori, portando in aula un emendamento al decreto omnibus che verrà votato tra oggi e domani”, dicono Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.”E addio anche alla moratoria di un anno, perché la procedura viene semplicemente sospesa sine die, in attesa forse di tempi migliori e sicuramente dopo avere aggirato l’ostacolo del referendum che avrebbe bocciato l’avventura nuclearista del Governo”, dicono. “Non è altro che una legge truffa in salsa nucleare, ma considerando che tutti i maggior Paesi si avviano a uscire dall’energia atomica, questo trucchetto è il definitivo harakiri dei nuclearisti nostrani”. Mentre secondo Sergio Chiamparino lo stop dell’esecutivo “è segno dell’ennesima improvvisazione del governo nella politica industriale e del fatto che si lascia guidare dalla pura ricerca di consenso”.  Parlare di nucleare, secondo in sindaco di Torino, “è stato del tutto velleitario e demagogico, volto a trovare consensi nel mondo industriale salvo poi fare marcia indietro sull’onda emotiva del Giappone. Questo – precisa – è segno di improvvisazione nella politica industriale”.

Antonio Di Pietro convoca una conferenza stampa lampo a Montecitorio per denunciare la strategia del governo: “Il governo tenta, con l’emendamento che blocca la costruzione di centrali nucleari, di truffare con un colpo di mano i cittadini e evitare il referendum”. Secondo il leader dell’Idv (colto da un lievissimo malore durante le battute coi cronisti ndr) con la decisione di oggi l’esecutivo “tenta in realtà di disinnescare la mina dei referendum, perché la paura fa novanta e si teme che il referendum sul nucleare trascini con sé anche quello, ben più temuto dal premier, sul legittimo impedimento. Se si volesse rinunciare al nucleare – dice ancora il leader Idv – noi ne saremmo felici, ma allora si deve procedere con l’abrogazione dell’intera legge. Il parlamento – incalza Di Pietro – non deve insomma giocare a rimpiattino. Il governo riconosca di aver fatto un errore, ma non creda di fermare il referendum con un giochino”. E allora la proposta dell’Italia dei valori è, innanzitutto un immediato subemendamento in cui si chiede di abrogare tout court la legge, e poi l’invito ai cittadini di andare comunque al referendum”, per poi arrivare “a uno scioglimento anticipato delle Camere”.

da "Il fatto quotidiano" del 19 Aprile 2011

sabato 16 aprile 2011


Gli studenti contro gli attacchi del premier
"Non crede nella scuola pubblica? Vada a casa"

I ragazzi contro le nuove accuse del premier agli insegnanti. "Ci siamo stufati, se non crede nella Costituzione, si dimetta". E parte una nuova ondata di mobilitazioni: primo appuntamento il 19 apriledi CARMINE SAVIANO


Silvio Berlusconi torna ad attaccare 1 la scuola pubblica, che "inculca ideologie e valori diversi da quelli della famiglia". E la reazione degli studenti, di chi vive ogni giorno la scuola, non si fa attendere. Il messaggio è firmato dalla Rete degli Studenti: "Il premier come al solito ci delizia con uno dei suoi show che hanno come protagonisti i comunisti, gli insegnanti di sinistra e le scuole private, paladine della libertà". Uno show che stanca, annoia: "Se il premier la pensa in modo diverso dalla Costituzione lo pregiamo di andare a casa". Poi l'appello: "Tutti in piazza il 19 aprile".

"Ci siamo stufati". E si torna a difendere la dignità e il valore dei loro insegnanti. "La scuola pubblica italiana non inculca e le famiglie e le mamme d'Italia saranno veramente libere, così come gli studenti, quando avranno la possibilità di frequentare una scuola pubblica che funziona, aperta a tutti, di tutti e di qualità". Non manca la stanchezza. Per un governo il cui scopo principale sembra essere quello di mettere a rischio il futuro dei giovani italiani:  "Ci siamo seriamente stufati di dover difendere continuamente la scuola pubblica dagli attacchi del presidente del consiglio. La scuola è pubblica. E se Berlusconi è di un altro parere non può governare l'Italia e lo preghiamo di andare a casa".

19 aprile. Poi l'annuncio di nuove mobilitazioni. "Il 19 quindi le studentesse e gli studenti saranno in piazza in oltre 50 città italiane per preparare lo sciopero generale del 6 maggio". E non solo proteste. Ma proposte, diffusione di conoscenze e informazioni. Ancora dall'Unione degli Studenti: "Chiederemo risorse per il diritto allo studio, un vero welfare per scegliere i nostri percorsi di vita senza legami e il libero accesso alla cultura. E' arrivato per noi il momento di riprendere parola e cacciare questo Governo che ci sta togliendo ogni diritto".

La Cgil. Per Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, "le parole del presidente del Consiglio contro la scuola pubblica sono eversive perché mirano a cancellare la libertà d'insegnamento. È Un ulteriore attacco ai valori della Costituzione". Per Pantaleo, "un presidente del Consiglio e un Governo moralmente impresentabili non hanno alcun diritto di attaccare il diritto allo studio e la dignità dei docenti". Poi l'invito a partecipare, compatti, allo sciopero genarale indetto dalla Cgil per il 6 maggio. "Berlusconi sappia che non riuscirà a trasformare gli insegnanti in suoi portavoce o nelle veline delle sue televisioni".

AteneinRivolta. E la condanna per le parole di Berlusconi arriva anche dal mondo dei collettivi universitari: "È una retorica del governo che va avanti da anni". Poi la precisazione: "La scuola pubblica non è in mano ai comunisti, è ancora una scuola che riesce a formare persone libere in grado di pensare ed agire con la propria mente. Forse proprio questo dà fastidio al governo".

Vendola. "Io capisco benissimo Berlusconi. Lui è un grande pedagogo, gli insegnanti che considera adeguati sono Lele Mora, Fabrizio Corona ed Emilio Fede". Così il leader di Sel. Vendola ha aggiunto che "la pedagogia di Berlusconi è la pedagogia di Ruby. La stessa Gelmini persegue un disegno organico: una scuola è un'università che sono scomparse dal centro della scena sociale, si sono aziendalizzate e quindi non educano più alla società, ma al mercato. Si vive in una grande azienda - ha aggiunto - e la scuola viene soppiantata dalla cattedra del trash televisivo dei reality". 
(16 aprile 2011)
La Repubblica

Non ce ne andremo, Vittorio caro!

"Non ce ne andiamo, perché riteniamo essenziale la nostra presenza di testimoni oculari dei crimini contro l'inerme popolazione civile ora per ora, minuto per minuto".

Così ripetevi durante Piombo fuso, unico italiano rimasto lì, tra la tua gente, tra i volti straziati dei bambini ridotti a target di guerra. Così mi hai ripetuto pochi mesi fa prima di abbracciarmi: io obbedivo all'ultimatum dei militari al valico di Heretz che mi ordinavano di uscire dalla Striscia, ma tu restavi. Questa era la tua vita: rimanere. Sei rimasto con gli ultimi, caro Vittorio, e i tuoi occhi sono stati chiusi da un odio assurdo, così in contrasto, così lontano dall'affetto e dalla solidarietà della gente di Gaza, da tutta la gente di Gaza che non è “un posto scomodo dove si odia l'occidente”, come affermano ora i commentatori televisivi, ma un pezzo di Palestina tenuta sotto embargo e martoriata all'inverosimile.
Immaginiamo i tuoi amici e compagni palestinesi ancora una volta inermi, ancora una volta senza una voce che porti fuori da quella grande prigione la loro disperazione, testimonianza della loro umanità ferita e umiliata. Non spendiamo parole per quelli che non hanno saputo essere, e per questo non sono restati, umani.La tua gente di Palestina non dimenticherà il tuo amore per lei. Hai speso la tua vita per una pace giusta, disarmata, umana fino in fondo.
Anche a noi di Pax Christi mancherà la tua “bocca-scucita” che irrompeva in sala, al telefono, quando, durante qualche incontro qui in Italia, nelle città e nelle parrocchie dove si ha ancora il coraggio di raccontare l'occupazione della Palestina e l'inferno di Gaza, denunciavi e ripetevi: “restiamo umani!” Tu quell'inferno lo raccontavi con la tua vita. 24 ore su 24. Perché eri lì. E vedevi, sentivi, vivevi con loro. Vedevi crimini che a noi nessuno raccontava. E restavi con loro. (...)
Ci inchiniamo a te, Vittorio. Ora sappiamo che i martiri sono purtroppo e semplicemente quelli che non smettono di amare mai, costi quel che costi.
Don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia
Firenze, 15 aprile 2011

 paxchristi.it


venerdì 15 aprile 2011

Per Vic

Il circolo SEL "Peppino Impastato" di  Castelletto Ticino esprime alla famiglia Arrigoni profondo cordoglio e vicinanza in questo tragico momento.
.....che l'azione di VIC continui con forza  e determinazione

mercoledì 13 aprile 2011

Una chiacchierata con Giovanni Impastato

" Perchè hai raccolto il testimone di impegno civico di tuo fratello? Per dovere o convinzione?"
"Ho intrapreso la battaglia iniziata da Peppino dapprima per dovere morale, ma la componente di irrazionalità giovanile non è da sottovalutare. Il coraggio è venuto da sè grazie ad una maturazione politica acquisita negli anni.
Subito dopo la morte di Peppino, ho ricevuto il sostegno, il conforto e l'aiuto dei compagni, che poi nel corso degli anni successivi sono andati scemando per scelta ideologica o per rassegnazione. Solo pochi hanno praticato la resistenza, molti invece la resa.
Dopo il successo del film "Cento Passi, i vecchi compagni si sono materializzati, ma comunque non per condurre una lotta convinta e senza paura sui temi introdotti da mio fratello.
La sofferenza per la morte di Peppino è stata lancinante e non paragonabile a quella per mio padre per cui ho provato sì dolore ma prevalentemente affettivo"

" Nessun pentimento o rammarico?"
" Il tempo è trascorso, ma rifarei ogni cosa del mio passato, anche se questo ha comportato un impegno economico notevole, soprattutto prima della legge 109 sui benefici alle vittime di mafia.
L'unico rammarico è non aver avuto lo stesso coraggio di Peppino, quando ancora potevo godere della sua presenza. Certamente il mio impegno civico non sarebbe stato possibile se non condiviso da mia moglie, la quale mi ha sostituito nell'educazione dei figli, insieme con mia madre, e nell'attività lavorativa nei periodi di mia assenza da Cinisi."

"Il tuo carattere, che appare dai tuoi scritti più fragile di quello di Peppino, è stato forgiato dall'esperienza o dalla paura vissuta in questi anni?"
" Da entrambe"

" Peppino si può considerare un precursore di tante battaglie (dalla tutela dell'ambiente al lavoro dei contadini). Se in vita, ora cambierebbe la sua posizione radicale oppure sarebbe deluso delle scelte politiche e sociali di questi anni in Italia?"
" Mio fratello non avrebbe cambiato le sue posizioni, ma le avrebbe fatte conoscere meglio, avrebbe fatto capire perchè aveva sposato l'ideologia gramsciana e quindi la vera anima del comunismo.
Non sarebbe stato un veterocomunista ma semplicemente un comunista vero. Purtroppo non avrebbe visto alcun partito incarnare quello spirito comunista che è ora relegato ad un insulto ad uso e consumo di un'ideologia che realizza i suoi principi nel populismo anzichè nella solidarietà, eguaglianza e giustizia , per cui Peppino lottava.
Sì, sarebbe quindi  deluso delle scelte degli italiani."

" Provi mai nostalgia per qualcosa?"
"Sì, a volte cado in una crisi che mi porta a rimpiangere il tempo in cui nessuno mi conosceva e a provare nostalgia di appartenere ad una famiglia normale e frequentare gli amici di un tempo. Ma poi mi ravvedo e concludo dicendomi che se c'è così tanta gente che si impegna nel sociale per una legalità democratica è grazie anche a Peppino che ha sacrificato la vita e a me che ho sacrificato la sua normalità."

" Le donne della tua vita sono state tua madre, tua moglie e tua figlia: 3 generazioni che hanno segnato le tue scelte: Come e in che misura?"
" Mia madre ha acquisto in poco tempo un alto grado di emancipazione: lei, non colta, si aggiornava e si documentava, raggiungendo in poco tempo un profondo senso civico, rafforzato e consolidato con la morte di Peppino.
La rottura con la Famiglia non  è stata l'unica: mia madre ha rotto anche con la tradizione siciliana permeata di cattolicesimo e cultura mediterranea.
E' stata una cattolica praticante che non ha disdegnato mai le battaglie laiche: una femminista ante litteram.
Mia moglie ha condiviso con me le scelte politiche che erano di Peppino; è stata mia complice in quel percorso che mi ha portato fin qui.
Mia figlia dimostra solo qualche timido interesse per l'azione da me intrapresa, pur essendo molto orgogliosa della figura dello zio Peppino, che ha conosciuto solo indirettamente grazie alle parole di mia madre e mia moglie. Io non l'ho mai voluta forzare, forse per incapacità o per senso di colpa. Della mia assenza, per i continui viaggi per l'Italia e all'estero, i miei 2 figli hanno sofferto parecchio; quindi ho delegato ad altri, incosciamnete o oppurtinisticamente, la loro educazione."

" Una domanda su Roberto Saviano, considerato da tanti il nuovo guru della Sinistra, da qualcuno evocato come l'uomo più rappresentativo dell'Opposizione, da molti amato per il suo coraggio. Chi è Saviano?"
" E' un prigioniero dell'impatto mediatico. Senza volerlo, probabilmente, si è prestato ad essere considerato l'eroe solitario dell'antimafia e ora questo abito tagliato su misura, dopo il successo di Gomorra non se lo può più togliere. L'aspetto negativo di tutto questo è che la fama di Saviano toglie visibilità ai tanti che silenziosamente lottano e rischiano.
Saviano non è un uomo libero, è vittima della sua stessa creatura: i suoi scritti , non solo per lui, generano proventi e generosi ricavi. Tornare indietro risulta quindi molto difficile, anche se possibile.
L'effetto positivo di Gomorra si è trasformato in strumentalizzazione del suo stesso creatore."

"Sembrerebbe che hai sempre bisogno di conferme: è per ambizione personale o per necessità di conforto e sostegno?"
" Subito ti risponderei per necessità di conforto e sostegno, per rinnovare la memoria di mio fratello, perchè tutto non cada nell'oblio. Ma non posso negare che un pizzico di ambizione personale mi muove nel tentativo non di sfruttare la mia immagine, ma trovare gratificazione per aver creato qualcosa di positivo e di durevole nel tempo."

"E' vero, Giovanni. la ricerca del consenso è normale soprattutto per chi come te porta un nome impegnativo e nel contempo ingombrante. Grazie "
gf

lunedì 11 aprile 2011

Dio è padre e madre

" Don, puoi iniziare la tua serata con "Bella Ciao?"
"Sì, lo farò, sventolando un fazzoletto rosso"
Così è iniziata la serata con Don Gallo venerdì scorso a Borgomanero.
Eravamo in tanti, molti erano rimasti fuori dalla Sala SOMS, eppure quando il Gallo, così lo chiamano i suoi ultimi, ha intonato quell'inno alla Resistenza, incitandoci ad accompagnarlo nel canto, sembravamo molti di più: l'universo eravamo noi.
Per 2 ore, "il prete da marciapiede" ha tenuto quella folla,  ognuno con una storia da raccontare, incollata alla sua parola. Con capacità istrionica si è esibito con forza e determinazione come un attore consumato sul palcoscenico.
Ogni concetto espresso da don Andrea era una forte scossa al cuore, fino a quel grido rivolto a noi presenti: "Indignatevi" di fronte alle ingiustizie, ai sorprusi, alla corruzione!
Le sue parole ci avvolgevano come un caldo abbraccio: trattava tutti come se ci  conoscesse da anni e forse era così.
E poi, quelle parole di Gramsci:" abbiamo bisogno della vostra intelligenza, studiate, giovani!"
Ripetendo le parole di Papa Luciani, ha risvegliato la dignità femminile, degli omosessuali, dei trans e di tutti coloro che a fatica hanno diritto di cittadinanza in una società di celluloide:"Dio è padre e madre".
Ci siamo emozionati e commossi fino alle lacrime , quando al termine del suo incontro con noi, ha sventolato la bandiera della Pace: un'ovazione lo ha accompagnato per 10 minuti e solo il fatto che fosse allo stremo delle sue forze  mi ha impedito di chiedere ancora:"Don, vuoi concludere con Bella Ciao?" g.r.

domenica 10 aprile 2011

ATTENZIONE!!!

CENA DI CIRCOLO
per tutti gli iscritti

MARTEDI' 12.04.2011
ALLE ORE 20.00 
PRESSO LA CASA DEL POPOLO DI CASTELLETTO SOPRA TICINO
COSTO  € 10,00

parteciperà alla serata GIOVANNI IMPASTATO
la cena è solamente un modo per dare l'opportunità a tutti gli iscritti di poterlo conoscere!!!

BISOGNA PRENOTARSI ENTRO LUNEDI' MATTINA!!!

POTETE RIVOLGERVI DIRETTAMENTE A FABIO IN EDICOLA

O CHIAMARE BERTINOTTI DAVIDE AL N. CELL. 393-9855672

Ancora una serata all insegna di grandi emozioni, ascoltare Don Andrea Gallo è come viaggiare in un mondo diverso, il mondo che vorrei (per rubare la frase al grande amore della mia vita!)....Solo grazie, grazie perchè ancora una volta ho la conferma di avere scelto la giusta direzione, grazie a chi come al solito si è dato da fare per realizzare un momento davvero magico, e grazie anche per il riscatto morale che ci è arrivato!!! Carla Soriani

sabato 9 aprile 2011

ASSEMBLEA DI CIRCOLO
MARTEDI' 12.04.2011
ALLE ORE 21.00

O.d.G.

1- campagna referendaria
2- comunicazioni varie dal coordinamento

venerdì 1 aprile 2011

TUTTI IN PIAZZA IL 9 APRILE



Il nosto tempo è adesso - la vita non aspetta - 9 Aprile 2011
Il nostro tempo è adesso
 la vita non aspetta


Non c’è più tempo per l’attesa. E’ il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.
Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.
Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita.
Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose, delle aspettative tradite, delle fughe all’estero per cercare opportunità e garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse.
Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all’azione, un’azione comune, perché ormai si è infranta l’illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.
Vogliamo tutto un altro paese. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che entri davvero in Europa.
Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.