sabato 16 luglio 2011

MANOVRA FINANZIARIA: IL FUMO, L’ARROSTO…




Dopo il fumo degli annunci propagandistici di tagli agli sprechi, alla casta etc… ecco l’arrosto dei tagli reali: ai servizi per i cittadini, soprattutto di ceto medio-basso; a Regioni ed Enti Locali; alle pensioni ed al sistema previdenziale.

Sia pure nell’ultima proposta avanzata (quella cioè senza il provvedimento a favore di Mediaset, il “dessert mancato” e naturalmente riservato solo al Premier, caduto per la generale indignazione del Paese in primis del Presidente della Repubblica), questa è la manovra finanziaria targata Tremonti, una vera e propria patrimoniale sui poveri, un provvedimento assolutamente lontano da proporre una minima linea di ripresa economica dell’Italia.

L’aspetto principale è il recupero di 47 miliardi di euro nel prossimo quadriennio, che giungono a 68 miliardi complessivamente, scaricando gli oneri maggiori nel biennio 2013/14 dopo le Elezioni Politiche, lasciando le responsabilità sui Governi futuri e superando così anche la Grecia che ha predisposto un recupero di 64 miliardi di euro.

L’aspetto più intollerabile che assume la manovra è però quello di una vera e proprio “macelleria sociale” rivolta sostanzialmente alle aree meno abbienti e più indifese della popolazione. Risulta questo del tutto evidente se si mettono in fila i tagli agli incentivi per una nuova occupazione, il blocco dei salari, dei contratti e del turn over per il pubblico impiego (con le inevitabili conseguenze sulla qualità del servizi), l’aumento dei ticket sanitari, i tagli alla scuola pubblica, i mortali tagli finanziari per Regioni e Comuni ( che dovranno per conseguenza o ridurre i servizi o imporre nuove tasse locali).

Brutale è l’intervento in materia pensionistica, con l’allungamento dell’età pensionabile a partire dal 2014 e col blocco o riduzione drastica dell’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita. A partire già da pensioni di 1.000 € netti al mese.
Questa parte appare ancora più grave a fronte dello studio del CENSIS pubblicato nei giorni scorsi, che ci rivela, tra l’altro, che nel futuro pensionistico dei giovani, nel 2050, circa uno su due potrà contare su meno di 1.000€ al mese, rendendo esplicito l’attacco culturale ed ideologico all’idea di un sistema previdenziale pubblico significativo.

Come SEL riteniamo che l’insieme del provvedimento non solo sia inadeguato, ingiusto e punitivo rispetto ai bisogni di ampie fasce sociali (in Italia il 10% della popolazione detiene il 45% delle ricchezze), ma che si muova in direzione del tutto sbagliata anche per il futuro del Paese, proponendo ennesimi e perniciosi interventi finanziario-contabili al posto di coraggiosi progetti di rilancio del lavoro, ricerca, cultura su nuovi fronti dell’economia sostenibile.


SERVE UNA GRANDE MOBILITAZIONE PER DIRE DI NO E PORRE FINE AD UN GOVERNO CHE AFFONDA LE MANI NELLE TASCHE DEI CITTADINI PIU’ DEBOLI

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