mercoledì 13 aprile 2011

Una chiacchierata con Giovanni Impastato

" Perchè hai raccolto il testimone di impegno civico di tuo fratello? Per dovere o convinzione?"
"Ho intrapreso la battaglia iniziata da Peppino dapprima per dovere morale, ma la componente di irrazionalità giovanile non è da sottovalutare. Il coraggio è venuto da sè grazie ad una maturazione politica acquisita negli anni.
Subito dopo la morte di Peppino, ho ricevuto il sostegno, il conforto e l'aiuto dei compagni, che poi nel corso degli anni successivi sono andati scemando per scelta ideologica o per rassegnazione. Solo pochi hanno praticato la resistenza, molti invece la resa.
Dopo il successo del film "Cento Passi, i vecchi compagni si sono materializzati, ma comunque non per condurre una lotta convinta e senza paura sui temi introdotti da mio fratello.
La sofferenza per la morte di Peppino è stata lancinante e non paragonabile a quella per mio padre per cui ho provato sì dolore ma prevalentemente affettivo"

" Nessun pentimento o rammarico?"
" Il tempo è trascorso, ma rifarei ogni cosa del mio passato, anche se questo ha comportato un impegno economico notevole, soprattutto prima della legge 109 sui benefici alle vittime di mafia.
L'unico rammarico è non aver avuto lo stesso coraggio di Peppino, quando ancora potevo godere della sua presenza. Certamente il mio impegno civico non sarebbe stato possibile se non condiviso da mia moglie, la quale mi ha sostituito nell'educazione dei figli, insieme con mia madre, e nell'attività lavorativa nei periodi di mia assenza da Cinisi."

"Il tuo carattere, che appare dai tuoi scritti più fragile di quello di Peppino, è stato forgiato dall'esperienza o dalla paura vissuta in questi anni?"
" Da entrambe"

" Peppino si può considerare un precursore di tante battaglie (dalla tutela dell'ambiente al lavoro dei contadini). Se in vita, ora cambierebbe la sua posizione radicale oppure sarebbe deluso delle scelte politiche e sociali di questi anni in Italia?"
" Mio fratello non avrebbe cambiato le sue posizioni, ma le avrebbe fatte conoscere meglio, avrebbe fatto capire perchè aveva sposato l'ideologia gramsciana e quindi la vera anima del comunismo.
Non sarebbe stato un veterocomunista ma semplicemente un comunista vero. Purtroppo non avrebbe visto alcun partito incarnare quello spirito comunista che è ora relegato ad un insulto ad uso e consumo di un'ideologia che realizza i suoi principi nel populismo anzichè nella solidarietà, eguaglianza e giustizia , per cui Peppino lottava.
Sì, sarebbe quindi  deluso delle scelte degli italiani."

" Provi mai nostalgia per qualcosa?"
"Sì, a volte cado in una crisi che mi porta a rimpiangere il tempo in cui nessuno mi conosceva e a provare nostalgia di appartenere ad una famiglia normale e frequentare gli amici di un tempo. Ma poi mi ravvedo e concludo dicendomi che se c'è così tanta gente che si impegna nel sociale per una legalità democratica è grazie anche a Peppino che ha sacrificato la vita e a me che ho sacrificato la sua normalità."

" Le donne della tua vita sono state tua madre, tua moglie e tua figlia: 3 generazioni che hanno segnato le tue scelte: Come e in che misura?"
" Mia madre ha acquisto in poco tempo un alto grado di emancipazione: lei, non colta, si aggiornava e si documentava, raggiungendo in poco tempo un profondo senso civico, rafforzato e consolidato con la morte di Peppino.
La rottura con la Famiglia non  è stata l'unica: mia madre ha rotto anche con la tradizione siciliana permeata di cattolicesimo e cultura mediterranea.
E' stata una cattolica praticante che non ha disdegnato mai le battaglie laiche: una femminista ante litteram.
Mia moglie ha condiviso con me le scelte politiche che erano di Peppino; è stata mia complice in quel percorso che mi ha portato fin qui.
Mia figlia dimostra solo qualche timido interesse per l'azione da me intrapresa, pur essendo molto orgogliosa della figura dello zio Peppino, che ha conosciuto solo indirettamente grazie alle parole di mia madre e mia moglie. Io non l'ho mai voluta forzare, forse per incapacità o per senso di colpa. Della mia assenza, per i continui viaggi per l'Italia e all'estero, i miei 2 figli hanno sofferto parecchio; quindi ho delegato ad altri, incosciamnete o oppurtinisticamente, la loro educazione."

" Una domanda su Roberto Saviano, considerato da tanti il nuovo guru della Sinistra, da qualcuno evocato come l'uomo più rappresentativo dell'Opposizione, da molti amato per il suo coraggio. Chi è Saviano?"
" E' un prigioniero dell'impatto mediatico. Senza volerlo, probabilmente, si è prestato ad essere considerato l'eroe solitario dell'antimafia e ora questo abito tagliato su misura, dopo il successo di Gomorra non se lo può più togliere. L'aspetto negativo di tutto questo è che la fama di Saviano toglie visibilità ai tanti che silenziosamente lottano e rischiano.
Saviano non è un uomo libero, è vittima della sua stessa creatura: i suoi scritti , non solo per lui, generano proventi e generosi ricavi. Tornare indietro risulta quindi molto difficile, anche se possibile.
L'effetto positivo di Gomorra si è trasformato in strumentalizzazione del suo stesso creatore."

"Sembrerebbe che hai sempre bisogno di conferme: è per ambizione personale o per necessità di conforto e sostegno?"
" Subito ti risponderei per necessità di conforto e sostegno, per rinnovare la memoria di mio fratello, perchè tutto non cada nell'oblio. Ma non posso negare che un pizzico di ambizione personale mi muove nel tentativo non di sfruttare la mia immagine, ma trovare gratificazione per aver creato qualcosa di positivo e di durevole nel tempo."

"E' vero, Giovanni. la ricerca del consenso è normale soprattutto per chi come te porta un nome impegnativo e nel contempo ingombrante. Grazie "
gf

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